Diario di viaggio tra Argentina e Brasile
Dopo varie titubanze alfine ho deciso di accompagnare il presidente Marconcini nel suo tour in Argentina e Brasile. Leggendo il programma ero abbastanza preparato ad affrontare questo mio primo viaggio in America Latina anche se in effetti tutto era un’incognita a partire dalle 12 ore in aereo, al clima, al cibo, alle persone da incontrare. Insomma una partenza al buio anche se con il supporto logistico dei vari corrispondenti e collaboratori in loco. Un viaggio in treno tipo tradotta militare d’altri tempi. Il riscaldamento nelle carrozze era … diciamo un po’ carente ma, viste le statistiche dei convogli che collegano Mantova a Milano devo ritenermi fortunato per esser arrivato in orario alla mega e rivoluzionata (in peggio secondo me) stazione centrale. Uno spuntino e si riparte in autobus verso il tanto decantato e mal collegato aeroporto della Malpensa. Alle cinque del pomeriggio già ero in fila con una valigia di effetti personali, un trolley con 22 kg di libri dell’associazione, uno zaino in spalla e una borsa allungatami dal presidente visto che i suoi bagagli sono (sempre) più del consentito … .
Spoliazione quasi completa al passaggio dei controlli e finalmente dopo un paio d’ore l’imbarco. Decollo alle 20,30 poi la cena, guardo il menù dei film proposti, tutti rigorosamente in portoghese o inglese e spagnolo con alcune varianti in francese, questo per puntualizzare come viene trattata la lingua italiana a vari livelli. Certo, da un volo diretto Milano-San Paolo anche se la compagnia è brasiliana mi sarei aspettato un po’ più di attenzione ma, probabilmente è un modo per allenare i viaggiatori alla lingua del paese di destinazione. Al terzo film prendo sonno per esser risvegliato dall’accensione delle luci per la colazione, mancano un paio d’ore a San Paolo, il tempo è “proprio volato”. Dopo un caffè tipo americano riprendo a guardare l’ultimo film fino all’atterraggio non proprio morbido sul suolo brasiliano. Ulteriori controlli fortunatamente senza bagagli e la ricerca della porta d’imbarco per proseguire verso Buenos Aires sollecitato da Marconcini che, guardando l’orologio (ancora con l’ora italiana) ripete: “siamo in ritardo! Dobbiamo fare in fretta! Chiudono l’imbarco … con il fiatone arriviamo al gate 12, l’ultimo in fatto di distanza e… non c’è nessuno !!?? Un’occhiata in giro ai monitor, il volo è previsto alle 8,30 ora locale, ora sono le 5,30 … benedetto fuso orario!!
Il tempo non è bello come mi aspettavo, nuvole o meglio nuvoloni neri incombono all’orizzonte, ma come ? Non è estate a questa latitudine ?? Mha!! Dopo due ore passate a sbirciare gli aerei che si alternano nelle varie piazzole e con il cielo sempre più plumbeo mentre il presidente armeggia con i suoi cellulari e il notebook, finalmente in fila per l’imbarco. Eccomi seduto con il naso e la macchina fotografica incollata al finestrino in attesa del decollo. Si va ma appena sollevato il muso siamo già tra le nuvole e non si vede nulla, altro che foto, ne faccio un paio dopo esser saliti di quota e mi rassegno ad ascoltare musica. finalmente dopo un paio d’ore la nuvolosità si dirada e si intravede terra e mare, qualche foto e ci si prepara all’atterraggio questa volta più morbido e tranquillo, Buenos Aires sono arrivato!! Solita fila per sbarcare, fila per i controlli e ancora fila per i bagagli e finalmente fuori in una giornata calda ma non afosa e il sole ! Qualche minuto e incontriamo Marta che ha il compito di scortarci all’hotel, dopo gli abbracci in uso in questa parte del mondo, molto più calorosi delle strette di mano “italiane”, caricati i bagagli in auto imbocchiamo l’autostrada verso il centro della capitale Argentina. Quello che subito mi salta all’occhio da appassionato d’auto, sono i modelli delle vetture che non vedevo più in giro in Italia da parecchi anni, Pegeout, Volswagen, fiat uno, regata, duna e un’infinità di Siena un modello simile alla Palio che sembra essere il prediletto dai tassisti, poi furgoni e corriere tipo americano che avevo visto solo nei film. L’auto scorre veloce lungo le corsie dell’autostrada che ci porta in centro e tra uno scambio di battute e un paio di soste per i pedaggi, eccoci in città. Non mi ero fatto alcun concetto su questa città ed a questo primo impatto, a parte le dimensioni di alcune strade, non è che ci siano grandi differenze con le città europee, unica cosa che risalta nello scarso traffico estivo, sono i taxi neri e gialli e i bus multicolore che circolano. L’albergo è situato in una zona relativamente tranquilla ed a pranzo ci riuniamo con i corrispondenti con cui avevamo concordato gli incontri. Tralasciando le funzioni istituzionali motivo principale del viaggio tra Argentina e Brasile il cui resoconto sarà proposto in altri articoli proseguo nella descrizione di questo primo e spero non ultimo viaggio in sud America. Ritagli tra un’incontro e l’altro in cui ho approfittato per fare il turista a “tempo determinato” approfittando della disponibilità di chi mi ha accompagnato: Patrizia Marcheselli e Jorge Garrappa a cui vanno i miei ringraziamenti.