25 anni nell’ arma dei Carabinieri, Radiotecnico, Protezione Civile, Volontario, Emigrazione, Diritti Umani, disegnatore e curatore della Pagina Web dell’ Ass. Mantovani nel Mondo Onlus.
Ho conosciuto Pietro Liberati, grazie al Presidente dei Mantovani nel Mondo, Daniele Marconcini, nel 2000 a Mantova. Tornavo in Italia dopo vari anni di assenza vivevo dal 1988 in Messico.
Pietro è una miscela di gentilezza, cultura ed affilata schiettezza. Di fronte ad una colonna dei portici di Mantova mi spiegava con dettagli e date le diverse fasi storiche di Mantova, legate ai vari strati della colonna. Una specie di cerimonia pagana di benvenuto al figliol prodigo.
Mentre, Daniele Marconcini, mi ricordava (grazie per questo) l’importanza delle radici e della propria terra, l’appartenenza e la necessità vitale di valorizzare il luogo di origine per non perdersi. Quel pomeriggio d’ estate, grazie a loro, ho cominciato a riconciliarmi con l’Italia.
Ho dovuto insistere per convincerlo ha rilasciare l’intervista perchè la sua discrezione è assoluta. Ce l’ho fatta, eccola
Chi è Pietro Liberati oggi?
Posso dire che sono lo stesso Pietro Liberati di dieci ,venti o trenta anni fa, se vogliamo con maggiore esperienza e conoscenze ma lo spirito è quello. Una persona a cui piace mettersi in gioco aprirsi verso nuove esperienze, senza tralasciare quanto costruito in passato. Guardare al futuro ben conoscendo il passato.
L’ esperienza di 25 anni nell’Arma dei Carabinieri cosa ti ha lasciato ?
Molto. Anzi moltissimo. Io fino a 17 anni sono stato uno “spirito libero” che ha vissuto “il ‘68” e passare dalla libertà totale all’altra parte della barricata, non è stato facile. Ma questo ha completato il mio carattere, mi ha permesso di ragionare con la mia testa. Anche se molte volte il mio pensiero e gli ordini ricevuti non erano sulla stessa linea ho cercato sempre di seguire la mia coscienza e di questo non mi sono mai pentito, come non mi sono mai pentito di una scelta fatta in passato. Posso dire di esser stato fortunato nel mio pellegrinare per l’Italia di non essermi trovato in situazioni difficili pur avendo svolto servizi in Barbagia (Sardegna), Milano, Brescia negli anni caldi del terrorismo. Dopo, con la qualifica di tecnico avevo alcuni privilegi anche se a Mantova per quindici anni mi hanno comandato di servizio di Ordine Pubblico allo stadio, tanto che oggi odio andare a vedere le partite !! Dicono che i carabinieri abbiano gli alamari cuciti sulla pelle ed in effetti è vero. Quella vissuta tra la gente, al servizio della gente, senza distinzione di casta, specie in situazioni di bisogno anche se non drammatiche, è un’esperienza che ti rimane stampata dentro indelebilmente.
Com`è nata la tua passione per la radiotecnica?
Questa proviene da molto lontano, da ragazzino, un po’ a naso e leggendo qualche rivista specializzata ‘smanettavo’
sulla radio a valvole di casa per ascoltare i radioamatori, e immancabilmente ogni giorno suscitavo le ire di mia nonna che non riusciva ad ascoltare più i giornali radio, poi a 16 anni ho recuperato una vecchia ricetrasmittente a sei canali sui 27 mhz che all’epoca ti permetteva di comunicare a qualche km di distanza. In quegli anni erano tanti gli amatori che usavano i cosiddetti CB e tramite quello ho conosciuto un’infinità di persone. Data la poca potenza avevo auto costruito un’antenna speciale che unita alla posizione della mia abitazione mi permetteva collegamenti invidiabili. In certi periodi dell’anno grazie ai fenomeni di rifrazione delle onde di quella frequenza ho effettuato collegamenti con tutta l’Europa, conservo ancora le varie cartoline di conferma del collegamento e la più grossa soddisfazione l’ho avuta collegandomi tutti i giorni per un mese intero con un italiano residente a Gibuti (nel corno D’Africa) mentre altri miei colleghi della zona con apparati ben più potenti del mio non riuscivano a farlo. Ma la radio era la mia seconda passione in seguito divenuta professione, la prima era e sono i motori , le auto. Infatti i miei studi principali sono stati di meccanica, specialista in motori. Poi i casi della vita , se possiamo chiamarli così, mi hanno fatto optare per le valvole prima, i transistor ed i microprocessori dopo.
Com`è stato il passaggio ad Internet?
Quando sono usciti i primi computer, parliamo dei primi anni 80, per lavoro ne ho dovuto curare istallazioni e le manutenzioni di conseguenza ho iniziato a titolo personale a programmare computer. Computer che oggi farebbero sorridere un bambino … mezzo metro quadrato di circuiti e chips con un hard disk da 40 Mega e una serie di ventole per raffreddare tutto, roba da 2 Kw di consumo, uno scatolone simile ad una odierna di lavatrice. Poi i primi pc via via sempre più piccoli e potenti. Sempre negli anni 80 era possibile connettersi al videotel di cui sono stato uno dei primi utenti ma il prezzo di connessione era alto per cui lo usavo pochissimo. Poi il trasferimento di sede di lavoro mi ha fatto lasciare indietro la parte del software e tutto il resto fino a quando ho smesso di lavorare. L’elettronica nel contempo ha fatto passi da gigante e quando ho ripreso ad occuparmi di computer sono ripartito da zero. Nel contempo la rete aveva iniziato ad espandersi e internet era una realtà alla portata di tutti. Ho iniziato nel 96 a farmi un sito copiando un po’ qua e la e così ho acquisito un po’ di conoscenza di programmazione. Vedendo i riscontri positivi ottenuti ho proseguito cercando di sviluppare temi e contenuti che interessavano e, viste le visite, interessano ancora oggi, i naviganti della rete. Dopo il mio primo web personale dedicato alla città di Mantova(
www.liberatiarts.com) sono nati quello dei Mantovani nel mondo, quello dei peruviani di Milano, dell’A.N.C. di Mantova e via via gli altri.
La Storia dell’arte e l’Arte in generale che cosa rappresentano nella tua vita?
Più che la storia dell’arte sono le due cose distinte la Storia e l’Arte che mi affascinano. La storia fin da piccolo ha suscitato in me un grande interesse forse in questo sono stato stimolato, dalla
visione dei “colossal” prodotti alla fine degli anni ’50, che grazie a mia zia che faceva le pulizie, riuscivo a vedere senza biglietto. Passione continuata nei libri scolastici e coltivata poi in età matura con ricerche e studi più o meno approfonditi. L’Arte merita un discorso a parte, a scuola me la cavavo bene in disegno, un dono che mi è rimasto ma che non ho mai sfruttato appieno. Quando frequentavo le scuole medie “aiutavo” una mia vicina di casa che frequentava la scuola d’arte, io facevo a mano i disegni prospettici che poi lei ripassava con la riga e la squadra e che regolarmente venivano premiati con bei voti. Quindi l’osservazione prima e la curiosità poi mi hanno fatto approfondire l’Arte nelle varie espressioni metodologie e forme. Sicuramente prediligo l’arte rinascimentale italiana e in parte la scuola fiamminga, ammiro quella ottocentesca e degli inizi del 900, mi piace poco salvo rare eccezioni quella moderna, specialmente quando viene inserita, in netto contrasto, all’interno di un contesto storico artistico di epoca diversa. Una cosa che non riesco e credo non riuscirò mai a capire è come facciano i critici ad affermare che una tal opera abbia un certo significato… che l’autore (senza averlo mai conosciuto personalmente ) abbia voluto esprimere questa o quella sensazione. Solo chi ha creato l’opera ne conosce significati gli stimoli i simboli e le motivazioni. Solo l’artista li conosce, le altre sono solo interpretazioni personali e quindi opinabili. Non sopporto chi si avvicina ad un’opera d’arte di qualsiasi genere non perché stimolato dalla visione della stessa ma solo perché il tal critico ne parla bene!! La mia è sicuramente una visione personalistica dell’arte, dettata più dal cuore e dalla mia mente che non dai testi classici o peggio dai critici.
I Mantovani nel Mondo sono stati tra i primi in Italia a gestire l’area di ricerche familiari, parlaci di questa idea e dell’esperienza nel sociale.
Quando ho proposto a Marconcini (Il presidente) l’ingresso in internet con un sito specifico dell’Associazione non avevo ben presente a cosa saremo andati incontro. Con il passare dei mesi
i contatti e le richieste si moltiplicavano esponenzialmente e pur con tutta la buona volontà non riuscivamo a soddisfarle tutte. I frequenti contatti con l’Archivio di Stato e con l’Archivio Diocesano, luoghi in cui svolgevamo le ricerche con l’ausilio di altri collaboratori, sono sfociati inevitabilmente in una sorta di collaborazione per cui le richieste che arrivavano a noi dopo una prima verifica e scrematura venivano girate all’Archivio che le smaltiva. Questo passaggio però era abbastanza dispersivo in fatto di tempistiche per cui è stato steso un progetto per l’inserimento delle liste di leva in rete. Il progetto, inizialmente prevedeva l’inserimento di tutti i nominativi delle liste di leva dal 1847 al 1900 ma ne è stato finanziato solo una parte (gli anni 1870-1890) dalla Regione Lombardia, che è consultabile in rete dal 2005. Occorre dire che l’Archivio di Stato in questi anni con mezzi propri sta continuando ad inserire i dati mancanti. Le motivazioni ?? Difficile da dire, spiegare… è una cosa che ti scatta entro, almeno per me, la ricerca vuol dire sfogliare libri antichi che trasudano inchiostro secco e un profumo pungente, indescrivibile che ti impregna le mani e avvolge la mente. Leggere le poche righe che racchiudono una vita , una generazione sconosciuta, dimenticata che finalmente torna alla luce. Un’aspettativa che trova un riscontro. Il mio pensiero va alla persona, non al discendente che chiede informazioni, ma a quello sconosciuto fino ad oggi, il cui nome è stato scritto un centinaio di anni orsono da un solerte funzionario, e che finalmente diventa importante a prescindere da quel che ha fatto o è stato. Il nome che prima era solo un segno su di un foglio invecchiato, prende forma ritorna vivo, racconta la sua storia… Ecco, per ognuna delle circa 2000 ricerche andate a buon fine negli ultimi anni l’ho vissuta così, forse in modo troppo personale e coinvolgente ma è più forte di me. Che fosse un servizio sociale me ne sono accorto in questi ultimi tempi leggendo che per una ricerca, forse meno approfondita delle mie, che sono a costo zero, vengono richiesti fino a 2000 euro …
Com`è nata l`idea di Peruanità e perché?
L’idea è nata a due miei amici di Milano, Sergio Garcia, peruviano e Armando Pace lucano, conosciuti attraverso l’Associazione Mantovani nel mondo nel 1999, che poi con il mio aiuto è sfociata nell’Associazione Peruan-Ità (
http://www.peruanita.org/). La motivazione principale di questa associazione è quella di fornire un punto di riferimento alla comunità peruviana a Milano e in Italia. Uno spazio ludico e di servizio al di fuori dei crismi di ufficialità ma sempre in costante contatto con organismi statali dei due paesi. Far conoscere le reciproche culture in modo da sviluppare ed agevolare quella integrazione necessaria per una convivenza civile e di reciproco rispetto. La cosa che mi ha fatto più piacere aver ridato un po’ di notorietà al milanese Antonio Raimondi che in Italia era quasi sconosciuto mentre in Perù è considerato tra i fondatori del Stato moderno. Ho curato in particolare gli eventi principali organizzati in questi anni e sviluppato il sito internet curandone e gestendone i contenuti e qualche traduzione.
Progetti e/o collaborazioni future?
Progetti ne ho molti. Due mi stanno particolarmente a cuore: il primo è completare l’aggiornamento e l’inserimento in rete del nuovo web della “Società per il Palazzo Ducale di Mantova” (
http://www.societapalazzoducalemantova.it/ ) la più antica organizzazione culturale italiana essendo stata fondata nel 1902. In rete saranno inseriti anche i numeri de “La Reggia”, il giornale della Società che contengono numerosi ed importanti articoli storici e culturali riguardanti Mantova e il suo Palazzo Ducale pubblicati negli ultimi vent’anni. L’altro è completare le ricerche storiche sulla presenza dei Carabinieri dal 1848 ai giorni nostri nel mantovano.
Questa insieme alla ricerca sui Vigili del Fuoco e sulle guardie municipali a Mantova dovrebbero essere inseriti in una pubblicazione … ma questo è un sogno ancora nel cassetto …
Collaborazioni future ? Non ho preclusioni, il problema è il tempo … ma se la cosa è interessante e stimolante sicuramente uno spazio lo trovo!!