Italiani a Dubai
Questo reportage è stato inviato da Massimo Ferraresi al presidente Marconcini che lo aveva sollecitato a scrivere la sua esperienza a Dubai
“… mi hai chiesto più volte di scrivere qualcosa su gli Italiani a Dubai; non l’ho mai fatto perchè credo sempre di non aver qualcosa da raccontare, e quello che ho da raccontare è talvolta poco credibile, fuori dalla comprensione di chi non è mai stato qui. Stavolta voglio però provare a dire qualcosa, sperando che quanto scriverò non venga travisato, specialmente se farai la scelta di condividere questi miei pensieri con altri amici nel mondo.”
Dubai l’ho conosciuta la prima volta nel 2001, anno che oramai mi appare lontano, tante cose ho fatto e tanta acqua è passata da allora. Venni in missione lavorativa, vidi lungo la strada una serie di cartelli in cui era scritto: “qui costruiremo …; qui faremo… ; qui ci sarà… e via dicendo per molti km . Il cantiere e la branch erano un tutt’uno allocati in alcuni containers vicino all’area di costruzione. L’albergo era un 3 stelle (che corrisponde ad un 4-5 stelle italiano) con marmi dappertutto. Aria condizionata al massimo ovunque: in auto, in albergo, in ufficio con il risultato di avere cervicali urlanti e mal di pancia garantiti. All’epoca la strada dall’hotel al cantiere era 3 corsie per senso di marcia, enormi e vuote, in pochi minuti i 40 km scorrevano sotto le ruote dell’auto velocissimi. Poca gente in giro, i locali di intrattenimento si contavano sulle dita di due mani ed erano frequentati solamente da Expat (espatriati di tutte le nazionalità, generalmente europei, americani, australiani e qualche altra nazionalità). La gente, o meglio, i turisti, se ne stavano arroccati all’interno di lussuosi alberghi con tutti i confort.
Oggi, a distanza di pochi anni, i cartelli “qui … qualcosa” sono stati sostituiti dalle opere che i cartelli stessi annunciavano, assieme ad altre opere aggiunte in un’orgia costruttiva senza pari al mondo. La strada ora è diventata a 6-7 corsie per senso di marcia, eppure a volte il traffico procede a passo d’uomo. Gli alberghi a 4 stelle (sarebbero 5 e più in Italia) offrono qualsiasi tipo di confort, e quelli che usavamo una volta sono quasi completamente occupati da espatriati provenienti dall’Asia. Anche il clima è cambiato, se prima la pioggerellina bagnava gli Emirati 2-3 volte l’anno, ora da Novembre a Febbraio è un pianto quasi continuo, con piovaschi improvvisi che mandano in tilt una città non progettata per la pioggia (ci sono stati allagamenti di sedi stradali, parcheggi, ecc. ecc.). I posti di ritrovo si sono moltiplicati a dismisura, e ce ne sono per tutti i gusti e per tutte le tasche. L’imperativo è: “basta pagare e trovi tutto, o quasi”. Abbiamo ora una sede decente e vari cantieri in giro.
Ma la crisi mondiale è anche qui, solamente che a differenza dell’Italia (dove con paragone automobilistico si è passati da 100 Km/ora a 50 Km/ora), qui ha solamente rallentato e “sanato” alcune iperboli speculative che si reggevano solamente su se stesse (diciamo che si è andati da 300 Km/ora a 200 Km/ora). Le strade sono meno bloccate di prima, ma il traffico è comunque tremendo; ed il traffico di tutti i giorni è un buon indicatore della situazione economica. I particolari della vita di tutti i giorni ? … Forse alla prossima lettera.
Un saluto da Dubai Massimo