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Muovono i cuori i maestri campanari di Malavicina

CAMPANARI2010Amore riscoperto. La Compagnia dei campanari di Malavicina  (MN) viene fatta risalire al 1842 quando risuonò il primo concerto di campane (erano 5, con una sesta campanella che serviva da richiamo per i suonatori), installato dal fonditore Cavadini di Verona per la bella chiesa inaugurata nel 1713. Tradizione dal 1842, rinata quando stava per morire. Al primo funerale muto il sacrista cercò volontari al bar. Ogni campana ha il nome di un santo.

ROVERBELLA. Campane e organo insieme: non era mai successo prima ed è stato un bellissimo concerto con applausi a scroscio nella chiesa di Malavicina, frazione di Roverbella, quello organizzato il 2 ottobre per la rassegna «Organi storici – un patrimonio da ascoltare». La parrocchiale di San Francesco vanta un organo antico dal suono meraviglioso – non è l’unico in provincia, ovviamente -, ma anche un ‘concerto’ di ben dieci campane – questa sì una rarità. Avere delle belle campane, però, non basta. Malavicina, unico caso nel Mantovano, ha anche una storica Compagnia di campanari, che si esibiscono tutte le domeniche mezz’ora prima della messa delle 10.30, alla vigilia delle feste solenni, per le cresime, i funerali e i matrimoni.

 Concerti, i campanari ne tengono più volte all’anno, ma insieme all’organo era la prima volta. Ed è stato un successo, finito – com’è giusto che sia a Malavicina, zona di risaie – con un fumante risotto nel teatro dietro la canonica. Quest’anno, per «Organi storici», il maestro Carlo Benatti, direttore artistico della rassegna provinciale, parlando con il parroco e il maestro campanaro Mario Girelli, ha lanciato l’idea: «campanari di Malavicina suonerete con il maestro organista Paolo Bougeat che abbiamo invitato da Aosta».

 Pensionati, operai, impiegati e studenti con grande senso del ritmo e delle note, ma digiuni di spartiti e conservatorio, messi insieme a un musicista di fama.  La proposta è piaciuta all’assessore alla cultura del Comune di Roverbella, Veronica Vicentini, e così è stato allestito un maxischermo dentro la chiesa, con due telecamere che hanno fatto vedere le mani dell’organista che danzavano fra tastiere e pulsanti su in cantoria in alternanza con la fatica e la concentrazione dei campanari che tiravano e rilasciavano le corde delle campane.

 Salve Regina. L’Ave Maria di Listz all’organo, toccata in si minore di Gigout all’organo, mentre le campane hanno aperto con Dolce sentire dal cantico di san Francesco cui è dedicata la chiesa. E subito dopo il maestro Bougeat all’organo ha improvvisato sullo stesso tempo. Ancora con Campane a festa di Carlo Benatti, prima i campanari e poi l’organista. E per finire la Salve regina, che sulla piazza di Malavicina riempie di musica il cuore e libera il cuore facendo vibrare il diaframma quando tutte le campane sembrano cantare a briglia sciolta.

 Numeri invece delle note. I campanari non vedono le campane che stanno in cima alla torre, loro entrano una alla volta in uno stanzino alla base del campanile. Nel soffitto di cemento ci sono i buchi da cui escono le corde che penzolano giù. Sulle pareti sono scritti i numeri che corrispondono alle campane. I campanari si piazzano ognuno al suo posto.

 Al più anziano, che ha compiuto gli ottanta, tocca una campana piccola. La più grande, peso una tonnellata e 260 kg, diametro un metro e 28 cm, la tirano in due. Ci sono poi uomini molto atletici e 60-70enni di grande esperienza. E’ il team del concerto di san Francesco.  Il maestro Girelli dà i numeri. A sentirlo, di primo acchito, fa strano: 8, 5, 6, 3, 4…10, 9-7, 8-6, 7-5.

 E i campanari a cui corrispondono quei numeri tirano la corda. La n.1 è il campanone, un Re bemolle, poi a seguire con la scala: mi fa sol la si (si mezzotono) re mi fa. Passato lo stupore di sentire scandire i numeri, si nota che il ritmo è tutto e il maestro Girelli è concentratissimo e severo come un direttore d’orchestra alla Scala. Non è facile comandare una campana che sta venti metri più in alto e che non vedi e non senti direttamente.  Nello stanzino arriva solo la registrazione, tramite un microfono piazzato in cima e un filo che scende all’apparecchio vicino al leggioa. In scala minore si può paragonare al Rigoletto, con il maestro Zubin Meta e l’orchestra al Teatro Bibiena e Placido Domingo che cantava a Palazzo Ducale.

 Difficoltà. Ogni campana ha un tempo di risposta diverso a seconda del diametro, secondi o frazioni di secondi in più o in meno. Il campanaro deve saperlo e sentirlo. Inoltre a Malavicina le campane hanno una ruota che consente loro di girare di 360º gradi (il sistema veronese, diverso dall’ambrosiano lombardo), senza fermi. Questo consente di avere un suono unico e pulito, senza ritorni. Ma ci vuole l’abilità del campanaro nel comandare da giù il movimento, stringendo la corda che quando risale trascina su un uomo. Forza fisica a parte, è tutt’altro che uno scherzo. 10 ottobre 2010.  Come tutte le tradizioni, l’arte campanaria si stava perdendo. I parroci avevano sempre avuto cura delle campane, nel 1958 il parroco Dualco Giuliani fece rifondere l’intero concerto a Castelnuovo Monti (Re), nel 1969 l’indimenticato don Luigi Zanotto fece fondere altre tre campane portandolo a 9 campane.

Nel 1998 don Emo Trivini per il Giubileo fece fondere la decima – settima diminuita – che consente di eseguire la Salve Regina.  Ma i suonatori erano pochi e rare le esecuzioni non di routine. Era stato persino predisposto il sistema per l’elettrificazione, per suonare le campane in automatico. Ma non era ancora pronto quando andò in pensione il sacrista Luigi Toffoli. Funerale senza rintocchi. Il successore non sapeva suonare le campane e, per la prima volta, si celebrò un funerale senza rintocchi. I parenti si guardavano allibiti. Da sempre l’addio a un maschio si dava con il suono ‘a morto’ di una campana grande, e di una più piccola alla donna. Tutti venivano a sapere. Il sacrista però non si perse d’animo e cominciò a girare i bar, cercando volontari. Trovò qualche vecchio campanaro e anche giovani disposti a imparare. La Compagnia è davvero risorta. Oggi è una realtà di quasi cinquanta persone, partecipa a concorsi, vince premi, viene chiamata a fare da giuria soprattutto in Veneto, perchè segue il metodo veronese.

 Campane per gli sposi. Sposarsi a Malavicina? La chiesa è bellissima, esagonale, il paesino molto intimo. E poi non è da tutti uscire tra lanci di riso e un potente e felice concerto di campane.

Ogni campana un santo. Tutte le 10 campane hanno il nome di un santo. Il campanone, fuso nel 1958, pesa 1,26 tonnellate, diametro di bocca un metro e 28 cm, è dedicata al Cristo Re e produce la nota REb; seguono il MIb di San Francesco, 880 kg, un metro e 11; la Madonna del Rosario è un FA (638 kg, mm 1020), SanGiuseppe è un SOLb (kg. 508, mm 950), San Luigi Gonzaga LAb (359, 840), Sant’Agnese SIb (255, 760), Ss.Trinità è la campana di sottotono, un SIm (265, 765), San Giovanni Evangelista DO (180, 670), Sant’Anselmo REb (150, 630), San Pio X MIb (110, 570), Madonna delle Grazie FA (81, 524). 10 ottobre 2010

Maria Antonietta Filippini

tratto dalla Gazzettadi Mantova

 

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