Festeggiato il compleanno di Teofilo Folengo (08/11/1491-08/11/2010)
NOTA BIO-BIBLIOGRAFICA SU GIOVANNI BATTISTA FOLENGO
(Mantova, 1490 –San Benedetto di Polirone, 5 ottobre 1559)
Nato dal notaio Federico e da Paola Ghisi, abbracciò la vita religiosa e il 3 ottobre 1507 fu monaco benedettino nel monastero di San Benedetto di Polirone. Seguì in questa scelta i fratelli Silvestro (agostiniano), Placido (benedettino al Polirone nel 1495 e morto 15 anni dopo a Montecassino), Ludovico (benedettino al Polirone nel 1497, nel 1517 abate di quel cenobio) e Nicodemo (benedettino a Praglia nel 1502). Il fratello Gerolamo fece professione monastica nel cenobio benedettino di Santa Eufemia, a Brescia e fu dom Teofilo e in seguito celebre poeta macaronico.
Giovanni Battista, che fu peritissimo anche in lingua ebraica, si formò alla scuola di dom Gregorio Cortese (che fu cardinale). Suoi compagni di studi furono dom Luciano degli Ottoni (che fu abate del convento ferrarese di San Benedetto, autore dei Commentaria a Giovanni Crisostomo e di un dialogo sul libero arbitrio, andato perduto, nel quale avrebbe sostenuto, rovesciando la dottrina agostiniana, le teorie della predestinazione alla salvezza in virtù delle opere e dell’inferno quale luogo di pene puramente spirituali) e dom Benedetto Fontanini o Benedetto da Mantova (c. 1490-dopo il 1555 ), autore di Del beneficio di Cristo crocifisso verso i Cristiani, pubblicato per la prima volta Venezia nel 1543, rielaborato da Marcantonio Flaminio un illustre letterato legato agli ambienti di importanti cardinali sensibili alle esigenze di rinnovamento religioso (gli “spirituali”) come Reginald Pole. Quest’opera può essere considerata una sorta di manifesto della forma più matura della riforma italiana. Il Santo Uffizio lo iscrisse nell’ Indice dei libri proibiti e giunse a bruciarne quasi tutte le copie.
Verso il 1512 Giovanni Battista passò nel convento di San Girolamo della Crevara e di qui, insieme con il Cortese, in quello di Lerino, in Francia, dove il benedettino dom Denis Faucher gli dedicò una Deploratio de lapsu Ordinis monastici e due egloghe. Nel 1528 (forse per motivi di eterodossia religiosa, è del 1517 la riforma luterana) lasciò la Congregazione, seguendo nella scelta il fratello dom Teofilo, uscito dal monastero pochi anni prima. L’uno e l’altro chiesero in seguito di essere riammessi alla Congregazione e per tre anni condussero vita eremitica nei monasteri di Monte Conero (Ancona), di Tossicia [(Teramo) alle pendici del Gran Sasso], di Monte Luco di Spoleto, di San Pietro a Crapolla (presso Torca, frazione del comune di Massa Lubrense, in provincia di Napoli, sulla penisola Sorrentina), dove ebbero contatti con il circolo evangelico fondato da Juan de Valdés e conobbero la poetessa Vittoria Colonna. Il 9 maggio 1534 i fratelli Folengo vennero riaccolti nella Congregazione benedettina dal presidente, abate dom Leonardo Bevilacqua di Pontremoli, e grazie all’intercessione del primo duca di Mantova, Federico II Gonzaga.
Alla fine degli anni Trenta, Giovanni Battista si trovava nel convento benedettino di Santa Croce, a Campese ( Cum in solitudine Campesiana praeteritis duobus proxime annis vitam satis tranquillam ducerem), dove scrisse In psalmos commentaria, dedicato al capitano Camillo Orsini (che l’aveva esortato a compiere un tanto lavoro, impare alle sue forze) e pubblicato a Basilea da Michael Isengrin nel 1540. Nella dedica Giovanni Battista menzione il fratello dom Teofilo, che era stato precettore di Paolo Orsini, figlio di Camillo, e i soggiorni con lui trascorsi nei chiostri e negli eremi: sive in claustris, sive in vastis una cum Theophilo tuo degens eremis.
In psalterium Davidis Israelitarum regis et vatis divinissimi Ioan. Baaptistae Folengii Mantuani monachi Cassinensis commentarii, summa fide, mira luce, grata brevitate, ex ipsa Hebraica veritate confecti atque absoluti, furono anch’essi stampati a Basilea, per i torchi di Michael Isingrin nel 1549.Passato nel 1540 a Montecassino, fu trasferito nel vicino convento di Santa Maria dell’Albaneta dove, nel 1542, concluse il suo commento a tutti i salmi, L’edizione completa dei Commentarii Dal 1546 è documentato a San Benedetto Po, dove portò a termine un commento alla prima lettera di san Giovanni, pubblicato a Venezia e ristampato l’anno dopo ad Anversa. Il commento, uscito in concomitanza con l’apertura del Concilio di Trento, è dedicato al cardinale Reginald Pole, sul quale si indirizzavano le speranze di chi auspicava, nell’ambito di un rinnovamento della Chiesa, la conciliazione dei cristiani in un clima di tolleranza e di concordia. Nel 1580 il libro fu messo all’ Indice. Il commento è il più esteso fra quelli pubblicati dai cattolici nel XVI secolo «e per valore esegetico può onestamente porsi accanto ai migliori». In esso vi sono anche esplicite critiche ai protestanti ma soprattutto si esprime la speranza di superare concordemente le contrapposizioni, così che nel 1585, dopo la conclusione del Concilio di Trento che definì la frattura tra le due confessioni, il commento fu ripubblicato privato di ogni considerazione non consonante con le direttive conciliari. Nel 1552 scrisse probabilmente anche una Vita Sancti Simeonis monachi, destinata a figurare in un Officium del santo.
È possibile che Giovanni Battista abbia partecipato alle riunioni tenute nell’estate del 1553 nel piccolo convento di Maguzzano, sul lago di Garda, dal cardinale Pole: Nel 1554 Giovanni Battista fu inviato in Spagna, insieme con altri due monaci di San Benedetto di Polirone, Eutizio da Sant’Angelo e Gerolamo Silva, nel convento benedettino di Valladolid, in una missione ordinata da papa Paolo IV. Nel breve papale che autorizza la missione, Giovanni Battista è citato abate di Santa Maria della Misericordia della Cisterna a Pera di Costantinopoli. Non ebbe seguito la successiva richiesta del cardinale Pole a Eutizio e Giovanni Battista di recarsi in l’Inghilterra per riorganizzare la presenza benedettina nell’abbazia di Westminster, Nel 1555 furono pubblicati a Lione i suoi commenti alle due Lettere di Pietro e alla Lettera di Giacomo, insieme alla ristampa del commento alla lettera di Giovanni. Dedicati ai due confratelli suoi compagni nella missione spagnola, furono composti nella corte di Bondanazzo (Reggiolo di Reggio Emilia), proprietà dell’abbazia di Polirone: sebbene il commento all’epistola di Giacomo appaia particolarmente rispettoso dell’ortodossia cattolica, il libro finì ugualmente all’ Indice nel 1596.
Giovanni Battista visse gli ultimi anni nell’abbazia di Polirone, dove si spense il 5 ottobre 1559.
Relazioni a cura di Rodolfo Signorini