Viaggio di studio in Valle Camonica Intervista a Nicola Stivala Presidente di Gente Camuna
“Viaggio di studio in Valle Camonica” è oramai un appuntamento stabile e importante nel contesto dell’associazionismo legato all’emigrazione. L’Associazione “Gente Camuna” è costituita con apposito atto notarile nel 1967 con sede a Breno, ha costituito, fin dagli inizi degli anni ’70, in Svizzera quattro Circoli (Ginevra, Losanna, Basilea, Zurigo) regolarmente funzionanti da oltre 30 anni. In tutti questi anni l’associazione ha organizzato iniziative culturali significative nelle principali città della Confederazione, grazie anche alla disponibilità e preziosa collaborazione dei nostri concittadini ivi residenti. Anni fa poi è stato realizzato il primo progetto di un viaggio di studio per figli di emigrati, grazie al quale furono ospitati in Valle Camonica 25 giovani provenienti dall’Argentina, dall’Australia e dagli Stati Uniti, che per la prima volta davano concretezza alle persone, agli ambienti, alle immagini che i loro padri o i loro nonni avevano loro descritto. Analoga esperienza è stata ripetuta anche negli anni seguenti con grande successo.
Che importanza riveste questa esperienza per i ragazzi che vi partecipano?
A questa domanda sarebbe bello rispondere con le lettere a cui i partecipanti affidano i loro giudizi e le loro considerazioni. In uno dei primi incontri una ragazza del Brasile, dopo aver ringraziato per l’opportunità che le era stata data di venire in Valle, aggiungeva: “Partecipare alla storia di una famiglia è come essere un ramo di un grande albero. Le stagioni passono, cadono le foglie, viene la tempesta., tuttavia l’albero rimane sempre. E’ immortale, perché ci sono vincoli troppo forti tra i rami. Conoscere le nostre radici è diventare parte del nostro intimo e parte del mistero che siamo. Senza la toria dei nostri antenati non esisterebbe la nostra storia”.Parlare di “radici” oggi appare ormai quasi retorico, eppure per questi ragazzi è come una necessità, come un impegno che vogliono assolvere. A questo impegno si aggiunge quello di migliorare le conoscenze della nostra lingua non solo per arricchire le proprie abilità, ma per poter meglio approfondire la nostra cultura. Non è raro infine che alcuni di loro restino nel nostro Paese o vi tornino per soddisfare questi intimi interessi anche culturali.
Fin dall’inizio il bando ha previsto questa possibilità ed infatti anche nelle precedenti edizioni vi sono state presenze di ragazzi che vivono in Svizzera e ancora in Romania. In quest’ultimo Paese si è infatti riscontrata la presenza di discendenti di emigrati della Valcamonica ed in particolare originari del Comune di Pisogne, cittadina sul Lago d’Iseo. Sia pure con un numero di 4-5 ragazzi riteniamo giusto dare anche per il futuro l’opportunità di una partecipazione a questi ragazzi.
Occorre considerare che i ragazzi che noi ospitiamo ormai appartengono alla terza o quarta generazione e che molti di loro seguono o hanno seguitopercorsi di studi anche universitari. Anche se è difficile individuare segni visibili di nostre tradizioni e della nostra culturale, certamente si evidenziano in loro profondi sentimenti di vicinanza col nostro Paese, considerata da molti di loro una seconda Patria. Il soggiorno in Valle di questi ormai quasi 150 ragazzi, non è mai stato il classico viaggio turistico; certo fa loro piacere vedere le nostre città, soprattutto se si trovano nei calli o tra i canali di Venezia o a Verona, ma il loro piacere più grande è conoscere la gente, andare a scoprire alcuni angoli dei paesini da cui sono partiti i loro antenati e magari raffrontarli con qualche ingiallita fotografia che si portano dietro come una reliquia; oppure ancora parlare con la gente del posto e avere notizie da trasmettere. Questi ragazzi vengono dai luoghi più impensati; nessuno di loro si conosce se non quando si arriva negli aeroporti e vengono accolti dai responsabili dell’Associazione. Dopo poche ore è come se si conoscessero da sempre. Questo, a nostro avviso, vuol dire che hanno qualcosa che li accomuna; e cosa può agevolare di più questo piacere di stare assieme se non le “radici” comuni da cui provengono?