L’Abbazia benedettina, culla delle riforme ecclesiastiche del Duecento e del Trecento, a rischio crollo per colpa dei vincoli burocratici che impediscono i puntellamenti necessari per salvare l’edificio. Danneggiati importanti dipinti medievali. Assente la protezione civile. L’appello di Vittorio Sgarbi:” 200 milioni per i terremotati del Mantovano” Molti la apprezzano come la Cluny d’Italia, altri la lodano come la Montecassino del Nord, ma in pochi sembrano interessarsi delle sorti di uno dei centri della religiosità occidentale, che a causa del terremoto rischia di scomparire nel totale silenzio dei media.
San Benedetto Po, Paese della Bassa Mantovana ubicato sulle rive del Po, e’ uno dei centri abitati fortemente colpiti dal sisma di fine maggio. Pochi mesi prima della calamita’ naturale, quando nel mese di novembre ha accolto i partecipanti al convegno “I percorsi della Fede” immerso in una tipica nebbia padana, esso appariva come uno dei paesi più caratteristici della zona: tranquillo, ospitale, e ricco di cultura. Oggi, la tranquillità la si respira in maniera differente. Gli anziani del circolo ARCI 1 Maggio giocano sempre a carte, la signora Francesca continua a gestire il tipico ristorante mantovano nella piazza principale, ma nulla e’ più come prima. Lo sanno bene gli ospiti della casa di riposo, presso la cui palestra sono stati spostati in blocco gli uffici comunali: 10 metri quadri circa riempiti con scrivanie, monitor, e tante carte. “Il comune e’ inagibile, abbiamo dovuto spostare qui tutte le attrezzature per mantenere attiva l’amministrazione ordinaria – ha dichiarato a Lombardi Nel Mondo il Sindaco, Marco Giavazzi – Abbiamo molte strutture inagibili, ma per adesso nessun crollo, eccetto qualche pinnacolo dei due campanili: gli altri li abbiamo dovuti rimuovere”. Nessuna vittima, dunque, ma un danno inestimabile al patrimonio artistico di uno dei centri artistici più importanti della Lombardia. Esso rischia di scomparire a causa delle continue scosse di assestamento, che amplificano le crepe create dal forte sisma delle ore 13:05 del 29 Maggio.
A riportare evidenti lesioni e’ il complesso dell’Abbazia benedettina del 1007: principale sede del monachesimo nell’Italia settentrionale, e teatro delle riforme ecclesiastiche del Duecento e del Trecento. La navata sinistra e’ percorsa da una lunga crepa, mentre qua e la nel soffitto si riscontrano danni evidenti che hanno costretto i vigili a dichiarare il sito inagibile. Si entra con l’elmetto anche nell’adiacente Museo Civico Polironiano, nel quale il sisma ha aperto nuove e vecchie crepe. La sala della biblioteca dei monaci e’ un cumulo di macerie cadute da un soffitto in cui, tuttavia, e’ riuscito a rimanere il noto affresco del teorema di Archimede. Niente da fare per la tavoletta di San Lucio: patrono dei caseari, categoria fortemente penalizzata dal terremoto. Danni anche allo scalone barocco Barberini del 1674: qui le crepe rischiano di far cadere le statue, e di compromettere la tenuta delle volte. Lo stesso rischio che si registra nel Refettorio monastico, noto per l’affresco del Correggio inerente all’Ultima Cena di Leonardo.
“Siamo soli, nessuno sembra interessarsi di un centro artistico di primaria importanza – ha dichiarato la Direttrice del Museo, Federica Guidetti – avevamo appena finito di restaurare l’intero complesso museale, ora ci tocca ripartire per risistemare i danni provocati dal sisma”. Malgrado le crepe e
le lesioni, San Benedetto Po non rinuncerà all’apertura della stagione turistica il prossimo settembre, e ha promesso di aprire al pubblico tutti i siti dichiarati agibili. Tutto questo anche nonostante i danni agli affreschi medievali nel chiostro di San Simeone, e l’evidente crepa sul muro del salone della vecchia infermeria monastica. Questo edificio e’ stato trasformato in un albergo che, ironia della sorte, ha ospitato gli sfollati delle scosse precedenti a quella del 29 Maggio.
Le conseguenze del terremoto a San Benedetto Po sono una ferita al patrimonio artistico, spirituale, e religioso della Lombardia: un centro dal valore inestimabile per la storia del Cristianesimo, meta di pellegrinaggi e visite turistiche , e fortemente lesionato, e rischia il crollo definitivo ad ogni minima scossa di assestamento. “Abbiamo bisogno urgente di puntellamenti, ma non possiamo intervenire, poiché gli edifici interessati non si trovano su strade di alto interesse per la viabilità – ha dichiarato il Sindaco – La legge ce lo vieta. Noi pero’ abbiamo adottato misure di intervento non-invasive, ma occorre di più per evitare il crollo della struttura”.
A gettare sale sulla ferita e’ l’assenza della Protezione Civile, che sembra avere dimenticato San Benedetto Po: ne’ nella piazza principale, ne’ in altre parti del paese si trova una postazione mobile in grado di dare l’allarme in caso di nuovo terremoto. Questa situazione rappresenta un serio rischio non solo per i monumenti, ma anche e soprattutto per la popolazione. “Chiedo l’installazione di una postazione della Protezione Civile a San Benedetto Po – ha dichiarato a Lombardi Nel Mondo il Vicesindaco Roberto Kovacs Gozzi – l’assenza di crolli non significa che il Paese e’ fuori pericolo. Esigiamo di essere monitorati perché il rischio di crolli e’ alto”.
Oltre al giovane Vicesindaco, e all’amministrazione locale, preoccupazione per la tenuta del complesso monastico di San Benedetto Po e’ stata dimostrata dal noto critico d’arte Vittorio Sgarbi, accorso a San Benedetto Po per un sopralluogo finalizzato all’avvio di una raccolta fondi. “Da parte delle autorità locali e’ mancata la prudenza nell’invitare la gente a tornare nelle proprie abitazioni prima della seconda scossa – ha dichiarato Sgarbi a Lombardi Nel Mondo – la Popolazione mi ha dato un’impressione favorevole: c’e’ la voglia di reagire”. Sgarbi, che vanta una lunga carriera politica, ha anche suggerito un ventaglio di soluzioni da approntare a livello amministrativo per risolvere l’emergenza terremoto in Lombardia. Tra le proposte, la detassazione per la popolazione terremotata per i prossimi 6-7 anni, la creazione di un fondo per incentivare l’inizio dei lavori di ristrutturazione, e l’erogazione di un finanziamento di 200 milioni di euro ai singoli sindaci e ai sacerdoti dei paesi colpiti dal sisma nel mantovano, destinati unicamente all’emergenza terremoto. San Benedetto Po e’ un paese che chiede di essere ascoltato e soccorso, prima che per un simbolo della cultura occidentale e lombarda – molto caro sia a cristiani che a non-credenti – sia davvero troppo tardi. Un sostegno importante può essere dato richiedendo l’amicizia su Facebook alla pagina del Comune di San Benedetto Po, e a quella del Museo Civico Polironiano.
Matteo Cazzulani