Associazione Mantovani nel mondo

Apertura del Museo dedicato a Nuvolari

In occasione del 120° anniversario della nascita riapre in una nuova sede il Museo Nuvolari – Un viaggio virtuale nel mito di Tazio Nuvolari. Il mantovano volante ha alimentato, con il suo coraggio, l’immaginazione di milioni di appassionati e ispirato artisti e scrittori. Tazio è ancora vivo  Dai trofei alle cronache epiche delle sue imprese, ecco il mondo di Nivola, del suo tempo, del suo mito. Nella nuova sede al Carmelino, l’ex chiesa che si trova in via Giulio Romano, angolo via Nazario Sauro, i cimeli del mantovano volante, il più grande pilota automobilistico di tutti i tempi, verranno esposti al pubblico dopo quattro anni di oblio, trascorsi tra sfratti e polemiche.

In mostra, fino a gennaio, l’Alfa Romeo P3 con cui Nuvolari guadagnò undici vittorie.  All’ inaugurazione oltre a tanti mantovani, curiosi di rivedere tutto ciò che ha avuto a che fare con il pilota casteldariese.

Tazio Giorgio Nuvolari (Castel d’Ario, 16 novembre 1892 – Mantova, 11 agosto 1953) è stato un pilota motociclistico e pilota automobilistico italiano. La sua carriera sportiva abbraccia un trentennio dal 1920 al 1950, con l’interruzione di oltre sei anni a causa del secondo conflitto mondiale. La carriera di quello che sarà ricordato dalla stampa e dagli appassionati con gli pseudonimi di “Mantovano volante” e di “Nivola”, fu tutt’altro che in discesa. Nei primi anni di corse Nuvolari ha infatti dovuto superare molte difficoltà e ha dovuto inseguire per molto tempo quei successi che non volevano arrivare.

Nuvolari è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi piloti della storia dell’automobilismo mondiale ed è ancora oggi ricordato ed ammirato per le sue molte e speciali qualità, nonché per le sue doti umane. Figlio di Arturo Nuvolari (un agricoltore benestante e noto ciclista) e della moglie Elisa Zorzi, durante la prima guerra mondiale venne impiegato come autiere nel Servizio Automobilistico dell’Esercito e, nel 1917, sposò Carolina Perina, dopo una classica fuitina e con una cerimonia civile; rito inconsueto all’epoca, considerato quasi scandaloso. Nel 1920, all’età di 27 anni, chiese e ottenne la licenza di pilota di moto da corsa. Molte biografie riportano la notizia del rilascio di tale licenza nel 1915. L’equivoco è dovuto al fatto che i cartellini stampati nel 1915 per i piloti dal Moto Club d’Italia vennero riutilizzati dopo la parentesi bellica, semplicemente aggiornandoli con correzione a mano.

I successi in motocicletta

La sua carriera cominciò con le motociclette, e disputò la sua prima gara ufficiale il 20 giugno 1920 a Cremona, sul Circuito Internazionale Motoristico. Vinse la sua prima gara il 20 marzo 1921 a Verona sul Circuito del Pozzo. Divenne un pilota professionista e ben presto incontrò Enzo Ferrari (anch’egli pilota e non ancora fondatore della Ferrari). Nuvolari divenne rapidamente molto popolare in Italia, dove venne soprannominato “Il campionissimo delle due ruote” (lo stesso titolo che verrà più tardi assegnato a un grande del ciclismo, Fausto Coppi). Tazio Nuvolari corse una delle sue prime gare, se non la prima, con una motocicletta Fongri, poi passò all’inglese Norton, ma divenne celebre il suo binomio con la Bianchi “Freccia Celeste” di 350 cm³, con la quale vinse anche il titolo di Campione Italiano Assoluto, battendo moto di cilindrata ben più elevata, oltre ad aggiudicarsi il Campionato d’Europa, classe 350, nel 1925.

Il passaggio alle automobili

Nuvolari iniziò a cimentarsi anche nei Gran Premi di automobilismo, e vinse la prestigiosa Targa Florio, in Sicilia. Dopodiché, decise di dedicarsi solamente alle autovetture. La sua fama crebbe ulteriormente e il famoso poeta Gabriele D’Annunzio, alla fine dell’aprile 1932, lo invitò al Vittoriale per fargli dono di una piccola tartaruga d’oro con la dedica «all’uomo più veloce, l’animale più lento», chiedendogli in cambio di vincere la Targa Florio che si sarebbe disputata dopo due settimane. Il pilota si mostra stupito della richiesta, e risponde «Io corro solo per questo». Il successivo 8 maggio, Nuvolari tagliò per primo il traguardo della gara siciliana, a bordo dell’Alfa Romeo 8C-2300 della Scuderia Ferrari. Sempre nello stesso anno, riuscì ad aggiudicarsi anche Gran Premi di Monaco, di Francia e d’Italia. Le sfortune personali (in pochi anni perse entrambi i figli diciottenni: il primogenito Giorgio a causa di una miocardite, e Alberto a causa di una nefrite[2]) resero il pubblico ancor più appassionato nei suoi confronti. La sua determinazione lo portò, proverbialmente, a insistere nelle gare anche quando l’auto perdeva pezzi, o era in fiamme, causando diversi incidenti.

L’invenzione della “sbandata controllata”

A Nuvolari, Enzo Ferrari attribuisce l’invenzione della tecnica della sbandata controllata: egli affrontava le curve con un secco colpo di sterzo, facendo slittare le ruote posteriori verso l’esterno, quindi controsterzava e schiacciava l’acceleratore a tavoletta. In questo modo usciva di curva con la macchina già rivolta verso il rettilineo e in piena accelerazione, a velocità maggiore di chiunque altro. Questa tecnica viene oggi usata nei rally. Enzo Ferrari raccontò che, quando per la prima volta salì come copilota su un’auto guidata da Nuvolari, alla prima curva avvertì che le ruote slittavano e credette che il mantovano avesse perso il controllo e che la vettura stesse uscendo di pista, ma con sua grande sorpresa questo non accadde; alla seconda curva avvenne lo stesso, e così alle successive, finché Ferrari comprese che Nuvolari faceva sbandare l’auto di proposito.

I successi più significativi

Tanti sono stati gli episodi nella carriera sportiva di Nuvolari che l’hanno reso celebre. Tra i più famosi possiamo ricordare:

  • Nel 1924, sul circuito del Tigullio, Nuvolari condusse una gara estremamente tirata, uscendo spesso di pista e fermandosi, in alcuni casi, a picco sul mare. A pochi chilometri dall’arrivo, una ruota si stacca e la sua Bianchi finisce malamente in un fosso. Il meccanico rimane stordito e non può rimettere insieme la vettura, quindi Nuvolari chiede aiuto agli spettatori. Dopo averla rimessa assieme alla meno peggio, riparte e vince la gara. Gli spettatori al traguardo, comunque, assistono ad un epilogo imprevisto: il mantovano vince la corsa su un’auto praticamente ormai sui cerchioni e senza seggiolino di guida né volante, sostituito da Nuvolari con una chiave inglese, col meccanico ancora svenuto al fianco[3].
  • Nel 1925, mentre si allenava in auto sulla pista di Monza, Nuvolari uscì di strada e fu sbalzato dalla vettura, ferendosi in modo molto serio. Una sola settimana dopo si disputava sulla stessa pista un Gran Premio di motociclismo: Nuvolari lasciò l’ospedale contro il parere dei medici, coperto di bende e fasciature, si fece aiutare dai meccanici a montare sulla moto, poiché a stento si reggeva in piedi, e vinse.
  • Nel 1930 vinse la Mille Miglia davanti ad Achille Varzi, superandolo durante la notte, poco prima dell’alba: per non farlo accorgere del suo arrivo e superarlo a sorpresa, Nuvolari spense i fari e proseguì al buio, seguendo le luci di coda di Varzi.
  • Nel 1931, al circuito delle Tre Province, durante la gara Nuvolari superò un passaggio a livello a velocità sostenute, riportando la rottura della molla di richiamo dell’acceleratore della sua Alfa Romeo 1750 6 cilindri. Per proseguire la corsa, una gara a cronometro, Nuvolari guidò controllando sterzo, freno e frizione mentre il meccanico Compagnoni regolava l’acceleratore, tramite la cintura dei pantaloni fatta passare attraverso il cofano. Nonostante questa tecnica di guida ai limiti del praticabile, Nuvolari vince la gara superando un incredulo Enzo Ferrari di 32 secondi.
  • Nel 1935, nel Gran Premio di Germania sulla pista di 22 km del Nürburgring, Nuvolari si impose guidando un’Alfa Romeo nettamente inferiore alle potenti vetture tedesche in gara Mercedes Benz e Auto Union. Nuvolari vinse con una clamorosa rimonta dopo essere rimasto attardato nella sosta per il rifornimento di benzina: ancora all’inizio dell’ultimo giro aveva un ritardo di 30 secondi dal primo. Questo successo fece “alterare” non poco i gerarchi nazisti presenti al circuito, che invece si aspettavano di vedere una grande affermazione tedesca in loro presenza; non la pensava così Nuvolari che, così sicuro di una sua vittoria, aveva appositamente portato dall’Italia un Tricolore nuovo fiammante (aveva saputo che quello in dotazione agli organizzatori era logoro), che fece issare sul pennone più alto durante la cerimonia di premiazione. Si dice che gli organizzatori, non trovando il disco con la Marcia Reale (l’inno nazionale italiano dell’epoca) lo sostituirono con quello di ‘O sole mio Torino, 3 settembre 1946, Coppa Andrea Brezzi. Nuvolari, su Cisitalia D46, conclude la gara senza volante al 13º posto, in 1h 25′ 57″

  • Lo stesso anno, durante il Gran Premio di Montecarlo corso sotto una pioggia battente, un pilota ruppe il circuito dell’olio della propria autovettura e inondò la pista in una doppia curva a S già scivolosa per l’acqua. I cinque corridori successivi, man mano che sopraggiungevano, perdevano aderenza e scontrandosi tra loro o con le barriere disseminarono quel punto della pista di rottami. Nuvolari, sopraggiunto per sesto, riuscì derapando in velocità a mantenere comunque il controllo della sua vettura, percorrendo una particolare traiettoria che gli consentì di uscire dalla doppia curva schivando tutti i rottami con la precisione di alcuni centimetri;
  • Il 15 giugno 1935 tenta di battere sull’Autostrada Firenze-Mare (nel tratto del rettilineo di 8 km presso Altopascio), due primati mondiali di velocità utilizzando l’Alfa Romeo 16C Bimotore, creata da Enzo Ferrari per resistere alle Mercedes e Auto Union. La giornata scelta per il tentativo è poco felice poiché tira un forte vento, Nuvolari però prova ugualmente e parte. Mentre la macchina viaggia a circa 320 km/h, viene investita lateralmente da una forte raffica di vento che causa una spaventosa sbandata di oltre 200 metri. Il mantovano riesce comunque a controllare l’auto, che pesa 1.300 kg ed è molto difficile da controllare già a 150 km/h. Nonostante l’imprevisto Tazio prosegue, neutralizza un’altra analoga sbandata poco dopo, e stabilisce due primati: percorre in 11 secondi il chilometro lanciato alla media di 321,420 km/h, e in 17 secondi il miglio lanciato con media di 323,125 km/h (con una punta, nell’ultimo tratto percorso, di oltre 360 km/h). «Non avevo mai affrontato un pericolo così tremendo, nemmeno il giorno in cui presi fuoco a Pau», dichiarerà anni dopo ricordando l’episodio.
  • Al volante di un’Auto Union D, conquistò il Gran Premio d’Italia del 1938.
  • Nel 1947 alla Mille Miglia, con la neonata Cisitalia 202 spyder (proprio scritto così), da lui preferita alla coupé perché gli permetteva una migliore respirazione (aveva seri problemi ai polmoni), arrivò 2º dietro Biondetti dopo aver corso in testa per quasi tutta la gara, soccombendo all’attacco del vincitore solo sul tratto autostradale (novità di quell’anno) Torino-Brescia percorso sotto pioggia battente.
  • Nel 1948, all’età di cinquantasei anni, a sorpresa Nuvolari prese ancora il via della Mille Miglia con una Ferrari 166 SC]: prima che problemi meccanici lo costringessero al ritiro, nel primo tratto di gara fece segnare il miglior tempo assoluto. Fece togliere prima il cofano motore per ovviare ad una chiusura imperfetta, poi volò via un parafango, poi si ruppe il supporto del sediolo del meccanico e infine, dopo una derapata troppo accentuata si incrinò l’occhio (supporto) di una balestra ed Enzo Ferrari, dato che il pilota non intendeva far effettuare una riparazione per non perdere la testa della classifica, gli impose di fermarsi e di ritirarsi vicino a Reggio Emilia.
  • Il 10 aprile 1950 Nuvolari partecipava alla gara in salita Palermo-Monte Pellegrino, in Sicilia, su Cisitalia-Abarth 204 della Squadra Carlo Abarth. Otteneva la vittoria della classe fino 1100 cm³ Sport e il 5º posto assoluto. È stata la sua ultima gara e l’ultima vittoria di Nuvolari.

La morte

Nuvolari non annunciò mai formalmente il suo ritiro, ma la sua salute andava deteriorandosi e divenne sempre più solitario. Nel 1952 venne colpito da un ictus che lo lasciò parzialmente paralizzato, e morì un anno più tardi, l’11 agosto, a causa di un altro ictus. Pressoché tutta la città di Mantova partecipò ai suoi funerali, che si tennero il 13 agosto1953 e ai quali parteciparono tra le 25.000 e le 55.000 persone. Il corteo funebre era lungo alcuni chilometri e la bara di Nuvolari fu messa su un telaio di macchina scortato da Alberto Ascari, Luigi Villoresi e Juan Manuel Fangio. Fu sepolto con gli abiti che indossava sempre scaramanticamente in corsa: un maglione giallo, pantaloni azzurri e gilet di pelle marrone. Al fianco il suo volante preferito.

Oltre ai tanti cittadini, ai tifosi, alla gente comune, fu presente anche Enzo Ferrari, che ebbe poi modo di dichiarare «…non appena mi giunse notizia della sua fine partii per Mantova. Nella fretta mi persi in un dedalo di strade sconosciute della città. Scesi di macchina, chiesi ad un negozio di stagnino la via per villa Nuvolari. Ne uscì un anziano operaio, che prima di rispondermi fece un giro intorno alla macchina, per leggere la targa. Capì, mi prese una mano e la strinse con calore. “Grazie di essere venuto” – bisbigliò commosso – “Come quello là non ne nasceranno più”».Sulla tomba di Nuvolari è incisa una frase che sembra quasi volerlo incitare a fare corse anche nell’aldilà: «Correrai ancor più veloce per le vie del cielo».

Da wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Tazio_Nuvolari)

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