Un mondo che non c’è più attraverso la poesia, la prosa, i testi delle canzoni e le immagini di Ornella Fiorini
Ho aperto gli occhi in una notte di febbraio, in via Borgo Naviglio a Ostiglia, al numero civico 86. Sono figlia del peccato, poiché mio padre si dileguò nell’ombra. Amico di tanti artisti, alla sua maniera geniale, discreto pittore, buon fotografo, con la passione per la lirica. Conosceva Pier Paolo Pasolini. Mi ha messo al mondo che aveva quarantatré anni; mia madre ventitré. Ho vissuto l’infanzia in un mondo d’acqua, pesci, rane, odore di valle e musica, tra la gente semplice di quella contrada.
Così Ornella Fiorini descrive come è venuta al mondo in un angolo di pianura affacciato sulla luce del fiume Po. Cantautrice, poetessa, pittrice, fotografa. Il suo pluriennale lavoro di ricerca e di valorizzazione della civiltà contadina e popolare sul territorio rivierasco del Po ha suscitato l’interesse di Umberto Bellintani, Ermanno Olmi, Franco Buffoni, Franco Loi, Vittorio Messori, Tolmino Baldassari, Franco Piavoli, Tonino Guerra, Antonio Piromalli, Mario Lodi e altre personalità della cultura italiana.
Ora il meglio della sua produzione artistica è raccolto nel libro dal titolo Mani di Fiume (MnM & Amolà). Un viaggio nel tempo, dove tra immagini, prosa, poesia e testi di canzoni si giunge al cuore di una civiltà contadina e rivierasca che riaffiora nel ricordo.
Mistòch aveva una faccia che pareva terra,
la pelle era segnata da mille solchi,
però i suoi occhi avevano il colore del cielo.
Mistòch se lo guardavi pareva bello.