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MONICELLI – STORIA D’ITALIA DEL ‘900

Monicelli. Storia dell’Italia del ‘900 e di una famiglia della Bassa intrecciata con quella di Arnoldo Mondadori” (Casa Editrice Sometti – Mantova -2021 pagg. 432) di Franco Chiavegatti.

L’opera del docente di storia e filosofia ostigliese costituisce un corposo capitolo primo di una saga famigliare iniziata alla  fine dell”800 nella “Reginetta della Bassa” e che ha come capostipite il letterato e politico Tomaso Monicelli (Ostiglia 1883 – Roma 1946) padre del celebre regista Mario  (Ostiglia 1915 – Roma 2010) dai primi passi nella “sua” cittadina di Cornelio sino all’impegno nella Prima Guerra Mondiale.

Gli esordi di Tomaso come giornalista coincisero con gli articoli usciti su “Avanguardia Socialista” durante lo sciopero generale del 1904. Altre corrispondenze di rilievo sull’”Avanti” riguardarono il delitto Murri, l’affaire Dreyfuss e le polemiche circa la Regina Madre Margherita di Savoia nel 1906. Monicelli fu pure un valente drammaturgo, con opere di prosa presenti nei maggiori teatri dello Stivale dal 1906 al 1910. Inoltre, questo poliedrico lavoro di penna valse a Tomaso l’amicizia di illustri letterati dell’epoca tra cui Guido Gozzano e Gabriele D’Annunzio. Di quel periodo è poi l’inizio del rapporto con Arnoldo Mondadori (Poggio Rusco 1889 – Milano 1971). Il “dragon o incantabiss”, furono i soprannomi affibiati al giovane editore che giusto allora ad Ostiglia dava vita alla sua eccezionale carriera imprenditoriale, dando alle stampe i lavori di Tomaso.  Mondadori, definì, e non a torto, Monicelli “parente e complice”. Arnoldo divenne infatti cognato di Tomaso sposandone la sorella Andreina , mentre il primo figlio dello scrittore ostigliese – Giorgio – nato dalla relazione con l’attrice Elisa Severi – nei suoi primi anni di vita fu ospite di casa Mondadori. successivamente la progenie di Tomaso, grazie al matrimonio con l’ostigliese Maria Carreri, si arricchì di altri sei figli.

Quanto all’impegno politico, nel corso del conflitto italo-turco (1911-1912) si verificò la prima forte frattura di Tomaso con l’allora leader dell’ala più radicale del Psi, Benito Mussolini. Tra la sorpresa quasi generale, Monicelli con l’amico D’Annunzio aveva aderito ad un nazionalismo patriottico ed irredentista abbandonando gli originari ideali di sinistra . Un cambio di posizione che originò un violentissimo scontro a colpi d’inchiostro tra il dirigente socialista e l’intellettuale ostigliese,  firme di primo piano rispettivamente dei quotidiani “L’Avanti” e de “Il Resto del Carlino”. La querelle fu memorabile e rappresentò il primo momento di forte attrito fra due personaggi nati politicamente nel grande alveo della cultura socialista e che compirono un percorso a tratti simile.

Decisiva però fu la seconda e definitiva frattura del gennaio 1925, quando Monicelli  fu esautorato dalla direzione del suddetto giornale bolognese e Mussolini non s’adoperò per evitargli una ghettizzazione che durò sino alla caduta del regime. Un episodio questo che insieme a tanti altri verranno narrati nei successivi volumi che Chiavegatti in futuro pubblicherà e che riguarderanno pure la vita dei figli di Monicelli senior ed il loro impegno nei campi della scrittura, della traduzione dei grandi letterati stranieri e del cinema.

Circa il più famoso dei figli di Tomaso, il regista Mario, Chiavegatti fa notare un particolare significativo. Il cineasta risulta nato ad Ostiglia e non a Roma come ritengono i più: a tale conclusione l’autore è giunto grazie ad una sua ricerca  svolte come molte altre col grande contributo del suo compianto suocero Jenner Negri. Il libro contiene la prefazione dello storico Francesco Perfetti ed è impreziosito dalle illustrazioni di Piero Costa, artista originario anch’egli di Ostiglia e milanese d’adozione. Alla pubblicazione di Chiavegatti, presentata al pubblico per la prima volta a Mantova lo scorso dicembre, hanno dedicato ampi spazi le pagine culturali di quotidiani lombardi, veneti e di tiratura nazionale.                                                                                                                           

fonte: Roberto Oliani