Pensieri, parole e lettere per il Natale …
Da Marta Carrer
Caro Babbo Natale …
Neanche quest’anno ho comprato il pino, un po’ per etica verde, un po’ perchè, con il caldo, soffrirebbe parecchio. Ho addobbato di fiocchi rossi e lucette colorate il Ficus della mia terrazza, almeno anche mio figlio ha il suo alberello di Natale, seppur sui generis. Buenos Aires profuma a primavera. Quest’anno si presenta capricciosa, ritmata da una nevrotica danza di sole e pioggia, quasi londinese. Sotto questo cielo si addobbano alberi bianchi che rievocano la neve, si decorano finte slitte, e Babbi Natale accaldati, si richiamano simboli e tradizioni di terre lontane, fredde, innevate…
Da quando vivo in Argentina il Natale non è più Natale. Non è quello dei miei ricordi di bambina: il freddo, se fortunati la neve, le case con il camino acceso, i cibi dell’inverno, insomma, una certa sensazione… E si, da europea mi devo abituare a vivere all’ingiù ! E questo, a volte, mi provoca un certo mal di testa. Dopo trent’anni di compleanni al freddo, in pieno gennaio, adesso lo festeggio in maniche corte e magari al mare. Prima desideravo il caldo, ora rimpiango un po’ il freddo. Qualcosa del genere accade all’approssimarsi di queste feste. Forse è la solita storia dell’emigrante “brontolone” che rimpiange e critica. Prima decide di andarsene e, una volta fuori, se la passa brontolando.
Da Patrizia Marcheselli
Sessanta milioni di cuori prendono il volo: attraversano oceani, montagne, cieli e mari e città,
senza passaporto torniamo a casa.
Entriamo in cucina di soppiatto a sbirciare, apriamo i vostri regali, abbracciamo tutti e tutte, andiamo al cimitero e in osteria, beviamo caffè e brindiamo col rosso, bestemmiamo…non tutti, solo alcuni… altri escono e spaccano la legna in cortile,fischiamo, altri vanno in chiesa, altri in piazza…cerchiamo volti, domandiamo, ci lamentiamo… come voi del resto, ridiamo come dei baritoni e quando le lacrime scendono formano laghi di fotografie che ordiniamo, guardiamo anche il telegiornale e salutiamo sempre porgendo la mano.
Siamo 60 milioni di cuori incastonati in 120 milioni di braccia, braccia che hanno fatto il mondo.
Torniamo tutti a casa per Natale. Il Capodanno è un’altra cosa.
Da qui vi ricordiamo e vi auguriamo un Buon Natale e Felice Anno Nuovo, perchè siamo anche un po`formali.
Ricordateci perchè altrimenti nessun italiano è italiano e l’Italia scompare.